WebTV – Seduta n.440 del 5 marzo 2025
XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell’Assemblea
Seduta n. 440 di mercoledì 5 marzo 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative in merito al riconoscimento internazionale del crimine di apartheid di genere, in particolare al fine di tutelare i diritti umani delle donne e delle bambine afghane – n. 3-01780)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all’ordine del giorno Zanella ed altri n. 3-01780 (Vedi l’allegato A). La deputata Zanella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi dedichiamo questo momento di question time dedicato alla situazione delle donne ad interrogarla sulla situazione delle donne in Afghanistan, Paese abbandonato e consegnato, letteralmente, nelle mani dei taliban, dimenticato dalla comunità internazionale, nonostante i 20 anni di guerra e di occupazione. Come sa, l’Italia ha partecipato con una spesa anche importante di 8,7 miliardi di euro. La situazione femminile è drammatica.
Le nostre ONG, le associazioni, la diaspora afghana implorano perché ci sia un’assunzione di responsabilità da parte della comunità internazionale e, ovviamente, da parte dell’Italia, e la Corte penale internazionale ha richiesto l’emissione di due mandati di cattura per la guida talebana suprema e per il capo della giustizia Haqqani, per crimini contro l’umanità e per la persecuzione delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Ringrazio tutti i gruppi parlamentari che, con la loro iniziativa, ci permettono di approfondire oggi, in quest’Aula, il tema cruciale dei diritti delle donne, un ambito prioritario dell’azione, anche internazionale, del Governo. L’Afghanistan ne costituisce uno degli esempi più evidenti. Il nostro principale obiettivo è il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, delle donne e delle ragazze in particolare.
Alla Conferenza di Doha dello scorso anno abbiamo annunciato un pacchetto umanitario in Afghanistan per un totale di 16 milioni e mezzo di euro per interventi anche a favore delle donne. Al tema dell’uguaglianza di genere, oggetto anche di una riunione ministeriale dedicata, la nostra Presidenza G7 ha dato un’attenzione particolare e, proprio con riferimento all’Afghanistan, ho voluto che le dichiarazioni adottate dai Ministri degli Esteri a Capri e a Fiuggi mettessero un forte accento di condanna sulle gravissime violazioni dei diritti delle donne.
Come sapete, noi non intratteniamo relazioni diplomatiche con Kabul dal ritorno al potere dei talebani e, come la quasi totalità degli altri Paesi, abbiamo ricollocato la nostra ambasciata a Doha. Al tempo stesso, portiamo avanti contatti pragmatici con quelle autorità di fatto, sebbene a livelli minimi. Ciò, ovviamente, non rappresenta una legittimazione del regime; lo facciamo nel quadro della nostra azione prioritaria di prevenzione della migrazione irregolare e di contrasto ai trafficanti di esseri umani e per facilitare le attività di assistenza umanitaria in loco.
In questo modo possiamo continuare ad esprimere agli interlocutori afghani la forte preoccupazione per il progressivo deterioramento dei diritti umani e della condizione delle donne. Non è un caso che lo scorso anno abbia voluto nominare ambasciatrice a Kabul proprio una donna, l’ambasciatrice Ugolini, alla quale ho chiesto di riservare a questo tema un’attenzione speciale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Ci siamo espressi con severità, da ultimo, anche venerdì scorso alle Nazioni Unite a Ginevra, in occasione del dialogo interattivo con il relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan. È una battaglia che vede l’Italia in prima fila per combattere ogni forma di discriminazione, persecuzione e segregazione sistematica contro le donne in Afghanistan e in ogni altro Paese del mondo. Sono pratiche gravissime, riconducibili a una vera e propria persecuzione basata sul genere, crimine già codificato a livello internazionale.
La nostra solidarietà e appoggio – mi scusi, signor Presidente, se mi sono dilungato – va alle donne, ragazze e bambine che vivono in aree di crisi e di conflitto e a tutte coloro che rivendicano ogni giorno, con coraggio, il diritto di partecipare alla vita politica, economica, sociale e culturale del proprio Paese. Permettetemi, infine, di ricordare le “panchine rosse” che ho voluto fare installare alla Farnesina e alle nostre sedi estere in ricordo delle tante, troppe donne vittime di violenza.
La “panchina rossa” è un simbolo: il posto vuoto lasciato nella società da una donna vittima di femminicidio. Dobbiamo sederci su quelle panchine e dare il nostro sostegno alle donne contro la violenza e contro ogni forma di discriminazione, a cominciare dall’Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di replicare.
LUANA ZANELLA (AVS). Signor Ministro, noi abbiamo un debito immenso con le donne afghane, morale e materiale. Sono state usate e strumentalizzate come simbolo e ragione di una guerra contro il fondamentalismo e il terrorismo. Vi ricordate in quest’Aula lo sventolio del burqa, proprio a dire: noi entriamo armati con i nostri eserciti in Afghanistan. Ma perché? Per importare, o meglio, per esportare la nostra democrazia e far sì che le donne afghane siano libere.
Ebbene, cosa è successo nel 2021, Ministro? Queste donne sono state abbandonate alla furia vendicativa dei taliban, che hanno ripreso il potere esattamente come 20 anni prima, anzi, ancora più duramente perseguitano le donne, praticamente le murano. È impossibile perfino per loro ridere, cantare e esprimersi in pubblico. Noi abbiamo a che fare con questo tipo di regime e capisco tutte le difficoltà che lei ci ha espresso. Tuttavia, credo che gli aiuti umanitari – almeno quelli, sì – bisogna garantirli anche a sostegno delle nostre ONG che lì operano, e, attraverso queste ONG, è possibile per le donne afghane lavorare e formarsi.
È proprio un piccolo spazio che ancora è gestibile. Penso che la lotta contro questa forma di vero e proprio apartheid debba essere ripresa con forza ed energia anche dal nostro Parlamento, anche dal nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Testo dell’interrogazione:
ZANELLA, GHIRRA, PICCOLOTTI, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
con il ritiro delle truppe Nato dall’Afghanistan nell’agosto 2021, la situazione politico-militare nel Paese è precipitata rapidamente, portando al ritorno al potere dei talebani, a una grave crisi umanitaria e ad un vero e proprio sistema di oppressione e dominio istituzionale nei confronti delle donne;
purtroppo, così come nei vent’anni di guerra l’Occidente non ha costruito alcuna autonomia economica e finanziaria dell’Afghanistan, allo stesso modo bisogna constatare che in questi tre anni e mezzo c’è stata una crisi di interesse della comunità internazionale nei confronti del Paese;
da quando sono ritornati al potere i talebani, le donne sono state progressivamente cancellate dagli spazi pubblici, private dei loro diritti fondamentali e poste in una condizione di violenta oppressione;
alle donne è impedita qualsiasi forma di partecipazione alla vita sociale e finanche all’accesso ai servizi più elementari: niente istruzione superiore, niente lavoro o sport, niente bagni pubblici o passeggiate nei parchi. Devono essere integralmente coperte in volto, non possono cantare né pregare ad alta voce. Più di recente, la decisione di bandire anche mediche, infermiere ed ostetriche, sospendendo dal percorso di studio le studentesse che si preparavano a svolgere queste professioni. Una norma che si aggiunge al divieto per le pazienti di farsi assistere da personale medico-sanitario di sesso maschile. Le Ong non possono fornire istruzione a livello di comunità e devono passare i programmi alle organizzazioni locali;
il 4 febbraio 2025 ufficiali della direzione generale dell’intelligence hanno fatto irruzione nella sede di Radio Begum, stazione radio dedicata all’empowerment e all’istruzione femminile, fondata l’8 marzo 2021 da Hamida Aman, disponendone la chiusura;
il 23 gennaio 2025 l’ufficio del procuratore della Corte penale internazionale ha chiesto l’emissione di mandati d’arresto nei confronti della guida suprema dei talebani Haibatullah Akhundzada e del loro capo della giustizia, Abdul Hakim Haqqani, perché ritenuti responsabili del crimine contro l’umanità di persecuzione di genere;
per le donne afghane la prospettiva aperta dalla Corte penale internazionale rappresenta una speranza di riconoscimento della gravità della situazione: anche se questi mandati non dovessero portare all’arresto, avrebbero comunque l’effetto di danneggiare la posizione politica dei responsabili di fronte all’opinione pubblica mondiale –:
quali iniziative politiche e diplomatiche intenda mettere in campo per ottenere il riconoscimento internazionale del crimine di apartheid di genere e per restituire a donne e bambine afghane il riconoscimento dei diritti umani fondamentali, proteggendole da violenze e sottomissione.
(3-01780)